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al testo di Ivan Pozzoni
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Da un ventennio, circa, è tornato di moda il motto «Me ne frego», mandrie di decerebrati stitici, tutti, alla ricerca della rehabilitierung dell’ego, mattoncino su mattoncino, con la camicia nera dell’ignoranza a organizzare raid, con l’esito di finir stecchiti, basta un morso di zanzara, sul lettino di Freud.
La nuova massa, senza nessuna forza, in attesa di un’accelerazione, messa sotto esame recepisce i suoi modelli dalle riviste della televisione, mossa da un’autostima sproporzionata all’effettiva entità neurale, ite, missa est, dare estrema unzione, essendo massa tumorale.
Parlare con l’italiano medio è come dialogare con Luigi XVI, un malato di anencefalia che sogna di risiedere alla corte dei Medici, vivendo in Masters of Florence, la soap opera del Rinascimento, ti costringe ad arrenderti al Magone come Lucio Cincio Alimento.
Con le generazioni del nuovo «me ne frego» dovremmo costruire la democrazia, roba da sterminare l’homo sapiens sapiens con un attacco di epiżoozìa, ci affideremo a un dettagliatissimo referendum deliberativo di protesta, che obblighi i nostri concittadini all’uso della testa.
[inedito, 2018] |
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